martedì 12 agosto 2014

Intervista alla scrittrice italo-brasiliana Flavia Cristina Simonelli



Esce in Italia per la casa editrice Vittoria Iguazù Assenza, delicato e profondo libro della scrittrice italo-brasiliana Flavia Cristina Simonelli. 

 

«Cos’è un uomo senza memoria?»
scrisse Daniel sul quaderno degli appunti, che era diventato una specie di diario.
«Che cos’è un uomo che non si riconosce più in nessun tempo, in nessun luogo, in nessun volto?»


Con una domanda intensa, forte, inizia Assenza, primo romanzo della scrittrice italo-brasiliana Flavia Cristina Simonelli a essere pubblicato in Italia (Vittoria Iguazù edizioni, traduzione di Vanessa Castagna). Il personaggio centrale del libro è Ervin de Apolinário, professore universitario di riconosciuta fama internazionale, affetto dal morbo dell’Alzheimer. Il dramma di Ervin viene narrato dai primi, sporadici episodi in cui il protagonista inizia a manifestare i sintomi della malattia, sino alla perdita completa di tutto ciò che per lui è vitale: l’intelletto e la cultura accumulata negli anni. L’autrice descrive con delicatezza e con eccezionale capacità introspettiva il dolore di Ervin, che viene mostrato anche attraverso gli occhi delle persone a lui più care, la figlia Natasha e la moglie Margarida. Sebbene il tema della malattia sia ben presente lungo tutta la narrazione, Assenza non può essere letto solo in questa chiave. La vicenda di Ervin è infatti legata a filo doppio con quella di Daniel, il suo medico. Daniel è un uomo di mezza età, di bell’aspetto, sposato da 17 anni con Meline e padre di due figli. L’incontro con Ervin e l’inizio inaspettato della passione travolgente con Natasha, la figlia del suo paziente, costringeranno Daniel a mettere in discussione tutti i suoi valori, a rivivere antichi ricordi legati alla sua infanzia e alla perdita, anni prima, della nonna, anche lei malata di Alzheimer. Sarà l’occasione per riflettere su sé stesso e sui propri condizionamenti morali e ad accettare che la vita è un continuo fluire e che i cambiamenti non sempre si possono controllare.

Colpiti dalla bellezza del romanzo, abbiamo rivolto a Flavia Cristina Simonelli alcune domande. Ringraziamo l’autrice per la sua disponibilità e speriamo che l’intervista susciti la curiosità di leggere un libro davvero meritevole. 

- Uno dei personaggi principali del libro è Ervin de Apolinário, affetto dalla malattia dell’Alzheimer, professore universitario di riconosciuta fama internazionale che a poco a poco si ritrova ad affrontare  il dramma della perdita di conoscenza e di razionalità. Un uomo che ha basato tutta la sua vita sulla ricerca, sulla conoscenza, sull’intelletto, invitato ai più importanti convegni sulla letteratura, perde a poco a poco la memoria e la parola, strumenti del suo lavoro e della sua vita. Hai scelto un professore universitario per sottolineare ancora di più il dramma della perdita di conoscenza e di memoria che l’Alzheimer inevitabilmente provoca?

Sì. Ervin, oltre a essere un uomo che sfrutta al massimo il pensiero logico, fa del suo essere intellettuale il punto di riferimento per se stesso. Vive intensamente il ruolo di professore accademico di prestigio, lo confonde con il suo stesso Io, sino al punto di reprimere la sua vena artistica (a un certo punto smette di scrivere poesie). Dedica la sua vita all’analisi letteraria e non all’espressione letteraria, attività questa che lo mantiene all’interno di una “cornice” razionale, come lui stesso la definisce in alcuni momenti del romanzo. L’ingessamento delle emozioni è la sua battaglia interiore, anche in riferimento alla sua famiglia, che rimane sempre in secondo piano rispetto alla carriera.
Ho cercato di mettere in luce nel personaggio di Ervin questa linea sottile che divide ciò che chiamiamo “essenza” dell’essere umano e ciò che questo rappresenta nel mondo, sociale e professionale. Un uomo che raggiunge il massimo prestigio grazie al suo intelletto, ma che fa tacere il suo cuore. Da qui la domanda “cosa significa far tacere il cuore”. Per me, significa privarsi della propria espressione, perdere la propria libertà. Ervin perde la libertà, e la malattia dell’Alzheimer può essere considerata la manifestazione di questa perdita, a un livello che diventa irreversibile.

Flavia Cristina Simonelli
- Il libro non tratta solo il tema della malattia. Anzi, la vicenda di Ervin diventa l’espediente per trattare temi delicati quali la responsabilità sociale e personale di ognuno, i sensi di colpa, il progredire degli anni, la perdita dei punti di riferimento. Senza svelare i dettagli, un altro dei personaggi centrali della storia è Daniel, il medico che prende in cura Ervin. L’incontro con Ervin lo costringe a rivivere le emozioni e i ricordi legati alla sua infanzia, ad affrontare il trauma per la perdita della nonna durante la sua infanzia, anche lei affetta da Alzheimer. Oltre a ciò, Daniel sta vivendo un conflitto diverso, ossessionato dalla passione per una donna che non è sua moglie, e che lo porta a mettere in discussione tutto il suo mondo. È immobile di fronte agli enormi stravolgimenti della sua vita e, alla fine, il destino sceglierà per lui. Credi che possiamo essere i padroni del nostro destino o spesse volte la vita sceglie per noi?

Beh, questo è uno dei grandi dilemmi della vita! Cos’è il destino e cos’è il libero arbitrio. Credo che in termini generali il destino esista. Perchè nasciamo in un determinato contesto famigliare e culturale, perchè abbiamo alcuni talenti e non altri, perchè facciamo certi incontri nella vita e non altri...? Tuttavia, all’interno di tutti questi contesti non decisi da noi (o almeno, non coscientemente), facciamo le nostre scelte. In quale misura le nostre scelte condizionino il nostro percorso, questo è il grande interrogativo. Forse quelle scelte che non sono scritte nel nostro destino sono le stesse che noi consideriamo “sbagliate”, che in qualche modo ci hanno portato all’errore e alla sofferenza? O queste scelte “sbagliate” ci aiutano a crescere in coscienza, e quindi, non possono essere “sbagliate”? Sono i grandi interrogativi e i grandi enigmi della nostra vita.
Nel romanzo, Daniel vive un dilemma e non fa la sua scelta, o meglio, in quel momento non prende in mano le redini della sua vita e lascia che qualcun altro scelga per lui. Daniel vive l’immobilismo causato dalla paura e allo stesso tempo l’egoismo di non aprire il cuore a nulla. Vuole vivere i suoi desideri, ma non vuole vivere la perdita. Questo atteggiamento lo porta, alla fine, a perdite ancora più gravi. Tuttavia queste perdite gli danno la possibilità di riflettere e di modificare la percezione di sé stesso, di comprendere che non esiste nulla di consolidato e che la vita, semplicemente, fluisce. Non si può fermare il flusso della vita, l’inaspettato esiste.

Perchè hai deciso di scrivere un libro che tocca un tema tanto delicato come quello della malattia dell’Alzheimer? In che modo ti sei avvicinata a questo tema? 

Per scrivere Assenza ho dovuto capire cosa voleva dire vivere e convivere con l’Alzheimer. Perchè questo tema destò il mio interesse, se non ho mai avuto contatto diretto con persone affette dalla malattia? Dopo avere studiato le leggi della biografia umana, avere cercato di comprendere un po’ meglio cosa sia questo tempo che aumenta con il passare degli anni nelle nostre vite, cosa significa crescere e maturare in tutti i sensi, nel corpo, nelle emozioni, nella coscienza e, infine, dopo tutte queste domande (la cui ricerca di risposte è infinita), mi sono posta il quesito opposto. Mi sono chiesta cosa volesse dire cancellare dalla memoria tutto ciò che è stato registrato nel tempo. Le esperienze e i riferimenti a luoghi, persone, a tutto ciò che fa parte del mondo interiore ed esteriore di una persona. Cosa vive una persona che si ritrova a cancellare la sua stessa biografia?
Così ho iniziato a studiare le malattie degenerative, sino ad arrivare all’Alzheimer. Per prima cosa ho letto molto. Libri, testimonianze, cartelle cliniche. Mi ha profondamente colpito lo sguardo vuoto, perso senza espressione. Uno sguardo che non apparteneva di certo a quella persona, a ciò che quella persona è stata e ha vissuto nel passato. Non era l’espressione del suo essere. Mi impressionò molto anche la testimonianza dei famigliari. Il dolore è lo stesso. Il dolore di perdere a poco a poco qualcuno che si ama.

Flavia Cristina Simonelli
- Ci racconti qualcosa della tua biografia, dei tuoi studi? 

Sono nata e cresciuta in Brasile. Qualche anno dopo la guerra, dopo avere studiato Economia all’Università Bocconi di Milano, mio padre si trasferì a São Paulo con un buon contratto di lavoro. Lì conobbe mia madre, anche lei di origine italiana, e si sposarono. Sin da piccola convivo con la lingua e la cultura italiana, fanno parte del mio dna! Ma porto dentro di me anche i colori del Brasile.
Ho frequentato diversi corsi durante la mia vita, mi sono laureata presso la USP (Universidade de São Paulo) in Amministrazione e anni dopo in Lettere, in lingua francese e portoghese. Ho insegnato il portoghese agli stranieri, ma ho sempre serbato in me il desiderio di dedicarmi alla scrittura... vivo le storia nella mia immaginazione sin da quando ho nove anni, ma solo nel 2007 ho pubblicato il mio primo rimanzo. Poi, ho studiato Pedagogia Curativa e ho lavorato con bambini portatori di handicap. Infine, ho studiato Formazione Biografica, cosa che mi permette oggi di lavorare anche come Counselor Biografico.

- Una domanda d’obbligo, tipica delle interviste, che nasce dalla curiosità e dalla volontà di comprendere meglio la tua letteratura: quali sono i tuoi scrittori preferiti? Su quali testi letterari ti sei formata?

Avendo studiato letteratura brasiliana, portoghese e francese all’Università, alcuni scrittori di queste lingue mi hanno influenzato di più. Amo molto il realismo francese, con Gustave Flaubert, ma il mio punto di riferimento è Marcel Proust. Le sue riflessioni nel mezzo della narrativa mi hanno sempre colpito molto. Per il Brasile, credo che il maggiore scrittore è Machado de Assis, per la sua capaictà di comprendere le maglie della psicologia umana e svelare le vere motivazioni e i conflitti umani. In Portogallo, Fernando Pessoa, che leggo sin da molto giovane.

- Il Brasile rimane sullo sfondo del romanzo. Ci accorgiamo dell’ambientazione grazie a pochi, calibrati riferimenti paesaggistici e letterari. È stata una scelta dettata dal fatto che i sentimenti descritti nel libro non possono che essere universali? 

Sì, l’ambientazione di Assenza è universale, così come ciò che succede nei sentimenti dei personaggi. Avviene a São Paulo, una grande città, ma potrebbe essere Milano, Roma, New York o Parigi. Nelle metropoli si vivono in maniera più accentuata l’anonimato, la solitudine e il caos. Ma può essere anche il luogo delle assenze...

- Progetti futuri?

Sì! Sto scrivendo una storia che si svolge a Firenze e, in parte, a São Paulo. Una donna attraversa una forte delusione d’amore e si trasferisce in Italia. Lavora nel campo dell’arte e partecipa a una mostra per i 450 anni della morte di Michelangelo. Alcuni aspetti della biografia dell’artista sono trattati sullo sfondo nel libro, ma è soprattutto una storia d’amore. La protagonista si innamora di un uomo italiano, con seri problemi di personalità, che la porta a percorrere cammini interni e a scoprire la forza dell’amore, che non ha niente a che vedere con la passione. E una delle grandi questioni del romanzo è proprio se l’amore sia in grado o meno di curare...


Flavia Cristina Simonelli è una scrittrice italo-brasiliana. Nata a São Paulo, ha studiato presso il Colégio Dante Alighieri, si è laureata presso la USP (Universidade de São Paulo) in Amministrazione e anni dopo in Lettere, in lingua francese e portoghese.
Nel 2011 ha iniziato i suoi studi in Antroposofia e anni dopo ha concluso la formazione di Pedagogia Curativa e Terapia Sociale. Nel 2008 ha frequentato il corso di Formazione Biografica presso la Escola Livre de Estudos Biográficos, allo scopo di approfondire le sue conoscenze nello svolgimento della vita umana, basata sulle leggi biografiche, all’interno di una visione antroposofica. Il suo esordio nella narrativa risale al 2007 con il romanzo A Porta. Assenza è il suo terzo romanzo pubblicato in Brasile e il primo pubblicato in Italia dalla casa editrice Vittoria Iguazù. Oltre a dedicarsi alla scrittura, lavora come Counselor biografico.

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un commento